This is an innovative instrument to monitor the region from an economic perspective offering business climate analyses, dossiers, logistics reports and business news
di Gianluca Bagnara e Giorgia Guidi
La natura mutualistica dell’impresa cooperativa basa il valore, a differenza di quanto accade nelle società di capitali, non sul ritorno del capitale sociale posseduto da ogni socio ma sul prodotto. Questa funzione economica conduce purtroppo a non favorire la capitalizzazione dell’impresa cooperativa sempre più necessaria per affrontare la sfida dell’internazionalizzazione dei mercati. Gli investimenti necessari per realizzare una struttura organizzativa presente contemporaneamente nelle aree di consumo e nelle regioni di produzione richiedono infatti un crescente fabbisogno di capitali e di competenze di gestione.
E’ perciò necessario ricercare un modello di sostenibilità finanziaria per l’impresa cooperativa che le consenta di superare le note difficoltà nel reperimento di mezzi propri e la contrapposizione con la remunerazione del capitale. Questo dibattito è acceso sia in Europa che in USA e sta delineando diverse ipotesi organizzative necessarie a rispondere alle esigenze di mercato.
Sia le imprese di capitali che quelle cooperative sono accomunate dall’obiettivo di creare valore lungo la filiera agroalimentare ma sono tuttavia caratterizzate da differenti strutture organizzative e di governance. E’ stata perciò condotta un’analisi, per gli anni 2008-2010, dei bilanci di oltre 6.000 imprese fra cooperative e private italiane del settore agroalimentare. Le variabili oggetto di analisi riguardano la valutazione della redditività, liquidità, indebitamento ed efficienza.
Gli indici attinenti l’autofinanziamento, l’efficienza, l’analisi dell’equilibrio patrimoniale e finanziario e quelli relativi all’indebitamento e sua onerosità hanno il pregio di fornire informazioni sintetiche che, dal nostro punto di vista, permettono un’analisi sufficientemente coerente della struttura finanziaria dell’impresa cooperativa.
Dall’analisi è emerso infatti che il valore aggiunto prodotto è maggiore per le imprese capitalistiche (18%), rispetto alle cooperative (12%). Anche questo aspetto è, in realtà, piuttosto ingannevole per la natura mutualistica delle cooperative. La chiave di lettura dell’analisi non risiede tanto nella produzione del valore aggiunto d’impresa quanto nella sua distribuzione, che nel caso delle cooperative deve previlegiare il socio conferitore confermando così la maggiore efficienza delle coop nel trasferire il prezzo dal mercato alla base produttiva (stimabile nel 15% del maggior valore delle materie prime utilizzate).
Titolo originale: Sviluppo sostenibile: il contributo dell’impresa cooperativa al valore della filiera agroalimentare