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di Michele Tempera
La conformazione orografica dell’Albania, caratterizzata da diffuse zone montuose e numerosi corsi d'acqua, ha reso nel corso del tempo il ricorso all’energia idroelettrica una strategia energetica quasi obbligata. Inoltre, il fabbisogno energetico del paese non è mai stato così imponente da necessitare di altre fonti di energia per soddisfare una produzione industriale fino a pocotempo fa scarsa ed una società prevalentemente agricola.
Su queste basi nel corso del secondo dopo guerra la società albanese ha iniziato un percorso, per molti versi fallito, il quale avrebbe dovuto portare la popolazione al di fuori di una arretratezza economica e produttiva drammatica.
A partire dagli anni ’50 del secolo scorso, la dittatura comunista ha tentato la strada di una industrializzazione, la quale, per quanto timida ed inefficace, necessitava come suo diretto presupposto di approvvigionarsi di energia elettrica.
A questo scopo, durante i lunghi anni della dittatura si avviano i lavori per la costruzione di decine di impianti e dighe allo scopo di produrre energia idroelettrica sfruttando ciò che la natura offriva gratuitamente: l’acqua.
Prima della fine del periodo comunista, in Albania sono state costruite un centinaio di centrali idroelettriche. Un processo che si è arrestato per quasi venti anni a causa delle problematiche economico-finanziarie intercorse nel paese dopo la caduta della dittatura, prima di riprendere con minore impeto dal 2007 in poi sulla scia di un rinnovato sostegno politico, economico e finanziario attivato dalla comunità internazionale verso l’Albania.
Attualmente, esistono concessioni per la costruzione di altri impianti o per il miglioramento di quelli esistenti, i quali in molti casi risultano obsoleti o bisognosi di manutenzioni.
I governi albanesi succedutisi negli ultimi anni, trasversalmente rispetto agli schieramenti politici e partitici, hanno tenuto in grande considerazione questo settore, visto da un lato come base dalla quale partire per ogni altro progetto energetico ed industriale e dall’altro lato come terreno di opportunità futuro da sviluppare.
Sono infatti ancora significativi gli spazi a disposizione del settore idroelettrico nel paese e la volontà politica prevalente nello scenario albanese sembra essere orientata a perseguire queste possibilità nell’immediato futuro. Sebbene queti progetti, la loro natura ed il loro numero, suscitino qualche riserva e perplessità dal punto di vista ambientale, esistono vaste aree di intervento per chi dall’estero volesse investire in questo settore in Albania.
Gli impianti idroelettrici di grandi dimensioni (relativamente all’ampiezza dei bacini idrografici albanesi) attualmente in funzione sono 7 mentre quelli minori ammontano a 38.
In particolare, gli impianti di più piccole dimensioni sono in totale circa 70, ma la metà di essi non è funzionante pernecessità di manutenzioni o per inadeguatezze nella progettazione originaria.
Essi erano stati costruiti e pensati al fine di rifornire di energia elettrica le comunità locali albanesi situate in zone remote e difficilmente raggiungibili, promuovendone in questo modo lo sviluppo. Le velleità del regime si sono in seguito infrante per molteplici ragioni e molte delle piccole centrali rimangono tutt’ora inutilizzate.
Anche in questo caso la volontà del governo in carica, come quella dei suoi predecessori, è di valorizzare maggiormente queste centrali e possibilmente renderle operative in un prospettiva di autonomia ambientalmente sostenibile delle comunità locali più periferiche.
La maggior parte delle centrali elettriche sono installate nell’entrotera del paese, in località geografiche più lontane dalla costa ed a ridosso dei confini orientali con Montenegro, Macedonia e Grecia. Questo particolare non è secondario e verrà in seguito ripreso per spiegare le evuluzioni future del settore in Albania.
L’energia elettrica prodotta in questo modo costituisce il 90% circa del fabbisogno totale dello stato balcanico, rendendo l’Albania un caso unico in Europa.
Questa caratteristica del paese balcanico costituisce indubbiamente una opportunità, ma nel contempo rappresenta una minaccia per la stabilità delle forniture energetiche interne.
La potenza prodotta da tutti gli impianti idroelettrici albanesi varia infatti a seconda della portata dei fiumi che sono stati irregimentati per creare i dislivelli di altitudine indispesabili allo scopo. Si passa così dai 6.000 GWh alla metà circa, in funzione del flusso che i fiumi apportano ai bacini delle dighe nelle diverse stagioni dell'anno.
Questo riduce conseguentemente in alcuni periodi dell’anno più caldi e secchi la produzione di energia elettrica, creando disagi ed inaffidabilità all’interno della rete elettrica albanese. In questo senso la preponderanza di questa fonte di energia risulta un limite che dovrà essere superato nel breve-medio periodo, una sfida impegnativa per il governo e per le risorse delle quali l’Albania può al momento disporre. I disagi che si creano nella regolarità delle forniture di energia elettrica finiscono per incidere negativamente anche sull’appetibilità del paese di fronte agli investitori esteri nonchè sullo sviluppo di alcune aree particolarmente colpite dal fenomento della disomogeneità di forniture elettriche nel corso dell’anno.