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by: Emily Greble
translated by: Carlo Capararo
published by: Feltrinelli
pp: 268
ISBN: 978-8807111167
price: Euro 25
Sarajevo, nel corso del Ventesimo secolo, ha avuto il paradossale destino di essere sia il simbolo della violenza politica, sia un modello europeo di cosmopolitismo e pacifica convivenza tra identità religiose, etniche e culturali diverse, grazie alla coscienza civica dei suoi abitanti.
Fin dalla fondazione nel quindicesimo secolo, è stata città multiconfessionale e multietnica. Vi hanno convissuto le comunità musulmana, cattolica, serbo-ortodossa ed ebraica. I cittadini erano bosniaci, serbi, croati, ebrei sefarditi e askenaziti, rom e di altre minoranze. La vita cittadina venne però stravolta quando nel 1941 Sarajevo cadde sotto il controllo della Germania di Hitler e fu incorporata nello Stato indipendente di Croazia, uno dei più brutali stati satellite del nazismo, sotto il regime degli ustascia.
Il suo complesso mosaico di identità, caratteristico dei vecchi imperi multinazionali, iniziò a incrinarsi. Saltarono equilibri e si manifestarono spinte centripete, quando gli ustascia sferrarono il loro feroce attacco a serbi, ebrei e rom, e poi con l'esplosione della guerra civile sotto l'incalzare dei partigiani comunisti e dei cetnici.
In questo libro Greble analizza le scelte quotidiane e le misure concrete dei leader locali, per capire che cosa ne sia stato in quel drammatico frangente del multiculturalismo incarnato da Sarajevo.
Emily Greble è una storica specializzata in studi dell’Europa orientale e dei Balcani, in particolare dei paesi della ex Jugoslavia. I suoi interessi vertono sulle questioni del nazionalismo, della guerra, delle trasformazioni sociali e dell’Islam in Europa. Attualmente insegna storia al City College di New York.