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I rapporti tra le piccole e medie imprese della Regione Emilia Romagna ed i mercati dei Balcani occidentali, stentano ancora a svilupparsi secondo le loro reali potenzialità.
Nonostante la vocazione all’export da parte delle Pmi italiane si sia affermata da tempo, le destinazioni balcaniche delle esportazioni non occupano ancora il posto al quale potrebbero aspirare.
Nonostante il mercato italiano sia da tempo in recessione, limitando notevolemnte la domanda interna italiana, i Balcani occidentali non rappresentano ancora per le PMI emiliano romagnole un luogo dove potere indirizzare un flusso di esportazioni consistente.
Anche i paesi di questa area, soffrono le difficoltà indotte dalla crisi economica europea e le importazioni non raggiungono un livello tale da costituire un mercato consistente dal punto di vista quantitativo.
Inoltre, gli investimenti delle PMI emiliano-romagnole in questa area si collocano notevolmente al di sotto del livello di investimenti diretti esteri compiuti da grandi imprese in diversi settori produttivi.
Allo scopo di rimediare a questa situazione, ed in considerazione del ruolo positivo che le PMI sono in grado di svolgere all’interno delle economie balcaniche, l’Unione Europea ha recentemente tentato di promuovere l’attività di imprenditori di piccole e medie dimensioni nei Balcani.
Lo strumento descritto nel precedente articolo (http://www.pecob.eu/europa-pmi-balcani-occidentali-emilia-romagna) il quale è servito a stanziare circa trecento milioni di euro da parte dell’UE verso il settore delle piccole e medie imprese nei Balcani, si concentra su tre punti principali.
Il primo è rappresentato dalle agevolazioni finanziarie, le quali si esprimono nella facilitazione ad ottenere prestiti e ad aumentare quindi le possibilità di espansione delle PMI balcaniche stesse.
In secondo luogo si cerca di favorire una accellerazione sulle riforme giuridiche ed amministrative necessarie allo sviluppo dinamico di PMI nei Balcani, evitando gli ostacoli di natura burocratica attualmente presenti.
Il terzo punto principale è quello della collaborazione auspicata tra PMI dell’area e quelle appartenenti a stati che, come l’Italia, posseggono una maggiore esperienza e solidità nel settore. Uno scambio che, nelle intenzioni di Bruxelles, dovrebbe essere di mutuo beneficio per entrambe le parti in causa.
Questo programma europeo in via di realizzazione dovrebbe quindi rappresentare una possibilità concreta per le PMI emiliano romagnole al fine di entrare in contatto, cooperare e commerciare con il tessuto produttivo dei Balcani occidentali.
In particolare con imprese locali che tentano di crescere e di seguire l’esempio organizzativo mostrato dall’esperienza degli attori economici dell’Emilia Romagna.
Questa eventuale possibilità, deve però scontrarsi con un contesto economico-produttivo nel quale sono diffusi modelli di investimento su larga scala.
Molteplici investitori stranieri hanno impiegato ingenti investimenti nei paesi balcanici, mirando ad un modello di produzione standardizzato e rivolto ad approfittare di economie di scala quantitativamente piuttosto rilevanti.
Sebbene questi investimenti possano anche avere una ricaduta positiva sull’indotto, qualora esso si formasse e si consolidasse, al momento le dinamiche internazionali non hanno permesso che ciò avvenisse. La grande industria ha così marginalizzato negli ultimi dieci anni l’opportunità di sviluppare un tesuto economico diffuso tra numerosi imprenditori di piccole e medie dimendioni.
La penuria di investimenti locali e quella di investimenti esteri di dimensioni medio-piccole, suggerisce che il settore delle PMI abbia ancora ampi margini di miglioramento quantitativo e qualitativo.
La chiave di accesso a tale opportunità è costituita dall’attivazione di investimenti interni, originati nei paesi balcanici stessi, e dalla valorizzazione delle risorse umane ed imprenditoriali locali.
In questo senso il programma dell’UE cerca di superare gli ostacoli posti dalla mancanza di mezzi economici propri e di accesso al credito da parte di potenziali imprenditori stabilmente attivi nei paesi balcanico-occidentali.
Un freno ulteriore alla creazione di un esteso e possibilmente capillare sistema di piccole e medie imprese nell’area è dato dalla mancanza di una tradizione imprenditoriale culturalmente consolidata ed attiva.
In questo ambito il programma UE intende attivare collaborazioni tra attori economici di stati balcanici tra di essi limitrofi allo scopo di promuovere una cultura di impresa costruttiva e capace di resistere nel tempo, sopperendo così alla carenza di esperienza nella conduzione di attività economiche specializzate e di complessa gestione.
In fine esiste un ulteriore problema alla diffusione di PMI nei Balcani occidentali: la inadeguatezza amministrativa scontata dalle istituzioni e dalle agenzie pubbliche dell’area.
In questo caso il programma UE prevede la realizzazione di riforme politico-amministrative e giuridiche volte alla correzione delle storture maggiori registrate negli ultimi anni. Un lavoro di lungo periodo (in modo particolare nel caso della estesa e ramificata corruzione), il quale coinvolge trasversalmente anche altri interventi europei nell’area.