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di www.pecob.eu
Gli investimenti introdotti negli ultimi dieci anni da grandi investitori stranieri nei Balcani si sono dimostrati spesso volatili. Essi tendono a seguire altre strade una volta venute meno le condizioni favorevoli che ne hanno determinato l'arrivo in un dato stato dei Balcani occidentali.
A differenza di questa tipologia di ivestimenti, la nascita e crescita di PMI favorirebbe una stabilità economico-produttiva ancora oggi assente. Inoltre gli elementi che attraggono investimenti esteri di ingenti dimensioni, spesso non comprendono la qualità e sostenibilità dei prodotti.
Inoltre le rimesse dei migranti balcanici, le quali costituiscono una voce importante per molti stati dell'area, sono in ribasso a causa della crisi economica che tocca molti dei paesi dell'Europa occidentale.
Una circostanza questa che ha indotto l'Unione Europea ad immaginare un programma di aiuti al settore delle PMI, legandolo alla collaborazione con analoghi attori economici presenti negli altri paesi (vedi articoli precedenti).
Per questa via si intende promuovere una tipologia di sviluppo meno dipendente dai fattori esterni (come i grandi investimenti provenienti dall'estero e le rimesse degli emigranti) e capace di produrre occupazione di qualità per un numero rilevante di lavoratori ora disoccupati o sotto occupati.
Se alcuni fattori (come l'incertezza vissuta nelle materie legali o la latitanza delle istituzioni) impediscono ora un salto in avanti in questo senso, il programma europeo prevede la collaborazione tra attori di stati limitrofi. Questo è inteso sia all'interno dei Balcani occidentali che tra gli stati appartenenti a questa area e quelli vicini (come l'Italia).
Da questo punto di vista, le associazioni di categoria dei piccoli e medi imprenditori possono svolgere un ruolo importante per il miglioramento delle condizioni necessarie a fare impresa.
All'interno della regione Emilia Romagna, le associazioni di categoria delle PMI possiedono già una buona esperienza in termini di rapporti con l'estero in generale ed i Balcani in particolare. Una collaborazione che non sia solamnete finalizzata ad uno scambio commerciale a breve termine, ma che sia proiettata ad investire sul capitale umano a lungo termine di questi paesi, rappresenterebbe una scelata innovativa e lungimirante.
Nonostante il programma europeo che mette a disposizione circa 300 milioni di euro per lo sviluppo e la diffusione di PMI nei Balcani sia un segnale incoraggiante, tali finanziamenti dovrebbero essere utilizzati anche al fine allacciare rapporti culturali ed amministrativi con le amministrazioni nazionali e regionali balcaniche, ancora arretrate ed inadeguate su molti vesanti.
In Emilia Romagna le associazioni di categoria potrebbero provare a stringere accordi con i paesi della sponda orientale del Mare Adriatico e allargare la propria attività alla società civile ed all'imprenditoria di quegli stati.
Lo scopo sarebbe quello di diffondere una cultura della legalità e buone pratiche amministrative ancora carenti in quei luoghi. Inoltre, la presenza maggiormente incisiva delle associazioni di categoria delle PMI emiliano romagnole potrebbe costituire un fattore di stimolo e di pressione costruttiva verso le amministrazioni statali e locali dell'area.
Il dialogo e le misure di sostegno alle PMI nei Balcani occidentali sono al momento due ambiti dove si avvertono notevoli difficoltà. Un intervento concertato e una cooperazione economica ed amministrativa tra associazioni di categoria italiane ed emiliano romagnole e le PMI balcaniche avrebbe certamente l'effetto di facilitare e migliorare i rapporti ed i risultati economico-produttivi finali.
Una via questa che permetterebbe di vedere maggiormente riconosciuto il ruolo fondamentale che le PMI potrebbero svolgere nei Balcani, al di là dello scarso potere contrattuale detenuto dalle PMI balcaniche nei confronti della politica locale.
Costruire dal basso pratiche collaborative ed innovative, al fine di uscire dalla crisi e dalle difficoltà specifiche che attanagliano i Balcani occidentali, sembra essere un percorso più difficoltoso ma contemporaneamente più efficace.
Le associazioni di categoria delle PMI in Emilia Romagna anticiperebbero così i tempi dell'integrazione europea verso questa area e si porrebbero in una situazione vantaggiosa rispetto al mercato imprenditoriale rappresentato dai Balcani occidentali.
Sia sul fronte del credito che su quello del capitale umano e della cultura imprenditoriale, il programma europeo descritto negli articoli precedenti stanzia cifre significative. Al di là dello specifico programma, esistono in questi due campi possibilità di intervento da parte delle PMI dell'Emilia Romagna riunte nelle rispettive associazioni di categoria.
Naturalmente questo approccio implica un abbandono della visione di breve periodo che valorizza solamente iniziative le quali offrono un ritorno economico nel breve periodo per impostare una strategia più coraggiosa ed articolata.
Tutto ciò va contestualizzato nel processo, ancora lungo, di allargamento dell'Unione Europea ai Balcani occidentali. Infatti, in questa ottica vanno letti gli sforzi profusi dall'UE al fine di migliorare le condizioni economiche, sociali ed istituzionali di una area geograficamente compresa in Europa ma da lungo tempo economicamente e politicamente sostanzialmente esclusa da essa.
Le PMI emiliano romagnole hanno l'occasione di trovare in questo previsto allargamento nuovi mercati e di stringere alleanze dove la complementarietà delle aziende possa rappresentare una ricchezza, non solamente economica, per l'area adriatico-ionica.