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by: Matteo Ferrazzi e Matteo Tacconi
original title: ME NE VADO A EST
published by: Infinito edizione
pp: 128
ISBN: 978-88-97016-41-C
price:12,00 €
Prefazione di Federico Ghizzoni (amministratore delegato di UniCredit), postfazione di Angelo Tantazzi (presidente di Prometeia)
Imprenditori e cittadini italiani nell’Europa ex comunista
di Matteo Ferrazzi e Matteo Tacconi
Prefazione di Federico Ghizzoni (amministratore delegato di UniCredit), postfazione di Angelo Tantazzi (presidente di Prometeia)
Con il patrocinio di East, rivista europea di geopolitica, e Confindustria Balcani
Nessuno sa più quantificare il fenomeno. Ogni contabilità sfugge. La cosa certa è che si ragione in termini di migliaia. Migliaia di aziende italiane che si sono spostate a Est. Migliaia di imprenditori, dirigenti, tecnici.
A oltre vent’anni dalla caduta dei sistemi comunisti i paesi dell’Europa centro-orientale e balcanica sono divenuti il braccio produttivo di una grossa fetta della manifattura italiana. Non c’è più soltanto il “caso romeno”. L’imprenditoria italiana ha messo radici profonde in tutto il versante orientale del vecchio continente: Polonia, Ungheria, Balcani, Turchia, Russia. Ovunque sono sorte e continuano a sorgere fabbriche e aziende italiane, operanti nei settori più diversi. Spesso riproducono all’estero quello che hanno realizzato, con successo, in patria.
Solo per dare l’idea delle dimensioni del fenomeno: per ogni impresa italiana presente in Cina ce ne sono quattro operati nell’Europa centrale, orientale e balcanica. Per ogni prodotto italiano immesso sul mercato cinese, ce ne sono otto che penetrano quello dell’Est. Ma è la Cina, molto più dell’Est, a fare notizia sui giornali. Nonché a suscitare dibattiti a livello politico e imprenditoriale.
Il punto è proprio questo: la scarsità di notizie su un fenomeno gigantesco, quale quello della migrazione imprenditoriale italiana nelle regioni un tempo assoggettate al potere di Mosca.
Ma non è l’unica carenza. In questi vent’anni, infatti, non abbiamo raccontato adeguatamente i cambiamenti impressionanti avvenuti in queste regioni: la transizione dall’economia socialista al libero mercato, i progressi sul fronte economico e democratico, l’ambizione di costruire e divorare futuro, di agganciarsi al treno della modernità. L’Est viene ancora percepito secondo logiche vecchie, che portano peraltro a considerarlo come una macroarea omogenea, quando invece le differenze storiche, economiche e sociali tra i vari paesi dell’Est sono molto rilevanti.
C’è penuria di notizie, come di analisi economica. Gli analisti non si sono “sporcati le mani” indagando le statistiche romene o albanesi, né si sono consumati le scarpe con indagini sul campo.
Me ne vado a Est prova a colmare il vuoto. Attraverso vicende imprenditoriali, storie di vita, sfide personali, analisi economiche e racconto storico-politico i due autori, Matteo Ferrazzi e Matteo Tacconi, uno economista l’altro giornalista, mettono in evidenza le luci, ma anche le ombre, di questo processo. Effettuano un’accurata radiografia sul porto d’approdo (l’Est), ma cercando di analizzare anche quello di partenza (l’Italia) e di spiegare le ragioni, le delusioni e le difficoltà che spingono a varcare la frontiera.
Matteo Ferrazzi, classe 1975, è stato ricercatore presso Prometeia e Senior Economist presso l’ufficio studi di UniCredit. E’ giornalista pubblicista e collabora con numerose testate italiane. Vanta numerose pubblicazioni sia scientifiche che divulgative su temi economici e segue da diversi anni le economie dell’Est Europeo.
Matteo Tacconi, classe 1978, è giornalista professionista. Segue i Balcani, l’Europa centro-orientale e l’area post-sovietica, scrivendo per diverse testate, tra cui Europa, Limes, East, Reset, Narcomafie, Popoli. Per l’editore Castelvecchi ha scritto Kosovo: la storia, la guerra e il futuro nel 2008 e C’era una volta il Muro: viaggio nell’Europa ex comunista nel 2009.