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di www.pecob.eu
La Serbia si sta rivelando una delle mete favorite da aziende italiane che decidono di delocalizzare le proprie attività produttive all'estero. Negli utlimi dieci anni gli investimenti italiani nel paese balcanico sono aumentati rapidamente. Attualmente l'Italia è al secondo posto per numero e consistenza di progetti avviati in diversi comparti produttivi.
Negli ultimi dieci anni dall’Italia sono giunti in Serbia circa il 10% degli investimenti totali in entrata, i quali nello stesso periodo ammontano a circa venti miliardi di euro secondo la Serbia Investment and Export Promotion Agency (Agenzia Serba per gli Investimenti e la Promozione dell’Export). A seguito di ciò, attualmente almeno 20.000 serbi sono occupati in progetti finanziati da aziende italiane.
Alla base delle problematiche e delle opportunità che toccano l’Italia ed il suo sistema produttivo in conseguenza dei processi di delocalizzazione, vi è l’impossibilità di imbrigliare i flussi di capitale e di merci. In questo modo, la deregolamentazione dell’economia Europea e la liberalizzazione degli scambi di merci e capitali induce la Serbia a concorrere sul piano economico per mezzo di una strategia sempre più diffusa: attirare investimenti dall’esetro. Le imprese italiane, addentrandosi in Serbia, mettono in luce anche alcuni degli annosi difetti che soffre il nostro contesto produttivo: fiscalità sbilanciata tra imposte eccessive ed evasione diffusa, una burocrazia inefficace che ostacola l’iniziativa privata, un sistema giudiziario ampiamente migliorabile da molti punti vista e un sistema di trasporto irrazionale, inquinante, costoso e congestionato.