di Michele Tempera
La produzione di energia eletrica albanese è, come detto, estremamente concentrata nel settore idroelettrico. Questa particolarità rende il paese balcanico all’avanguardia nel settore delle energie rinnovabili, essendo questa categoria di produzione inserita appunto tra lerisorse rinnovabili.
L’opportunità di fare di questa propensione un modello ecologico al quale guardare come esempio è ostacolata da diversifattori.
In primo luogo, come detto, dalla irregolarità delle portata dei fiumi e quindi della produzione stessa di energia elettrica dalle dighe. Il problema verrà inoltre amplificato in futuro dall’avanzare dei cambiamenti climatici e dagli scnvolgimenti conseguenti che essi comporteranno anche per il territorio albanese.
In secondo luogo, le ripercussioni ambientali derivanti dal moltiplicarsi di dighe ed invasi in un territorio limitato non sono da sottovalutare. In particolare questa problematica colpisce il grado di biodiversità del paese, questione degli esiti potenzialmente molto gravi e non abbastanza considerati in relazione all’avanzare del fenomeno nel tempo.
Al di là delle suddette problematiche, l’energia rinnovabile prodotta dalle dighe albanesi rappresenta un caso replicabile in altri contesti nella regione, in particolare negli stati dove questo settore non è stato valorizzato adeguatamente.
Risulta chiaro da tempo che nella produzione di energia elettrica l’Albania sarà costretta a diversificare in tempi relativamente brevi le fonti dalle quali ricavare energia elettrica anche tenendo conto dell’aumento del fabbisogno nazionale in corso e previsto per l’immediato futuro.
Alla strategia economica portata avanti dai governi alternatisi alla guida del paese negli ultimi anni, la quale conta in maniera prioritaria sugli investimenti diretti esteri e sul turismo, serve improrogabilmente una maggiore stabilità delle forniture di energia elettrica rispetto a quella attualmente data dalle dighe che costellano il territorio albanese.
Certamente i primi passi da compiere riguardano la razionalizzazione della rete elettrica, la quale disperde una parte preziosa dell’energia prodotta. Inoltre anche l’irrigazione agricola va al più presto migliorata nelle sue falle tecniche al fine di non sottrarre acqua alla portata dei fiumi ed accentuare così le problematiche di regolarità nei flussi sopra citate. Analogamente la rete idrica destinata all’uso civile e comemrciale dovrà essere resa in grado di sprecare durante il trasporto la minore quantità possibile di acqua.
In fine, anche la gestione delle centrali idroelettriche, sia dal punto di vista della manutenzione che della gestione ordinaria, deve essere ottimizzata per portare al migliore risultato possibile in termini di efficienza le potenzialità disponibili.
Se e quando questi passi saranno compiuti, lo spazio occupato dalle dighe nella produzione di energia elettrica dovrà necessariamente diminuire, lasciando una quota maggiore ad altre fonti (possibilmente rinnovabili).
A questo proposito non è importante solamente la questione della regolarità delle forniture, ma entrerebbe in gioco un’altra opportunità da tempo valutata favorevolmente da una parte rilevante della politica e dell’economia albanesi.
Si tratta della possibilità di esportare una parte dell’energia prodotta per mezzo delle molte centrali idroelettriche albanesi verso l’estero. Il vantaggio in questo caso sarebbe perlomeno duplice. Da un lato ne deriverebbe una rendita economico-finanziaria rilevante, una voce dell’export che sicuramente troverebbe spazio nei mercati energetici dei paesi confinanti (Montenegro, Macedonia e Grecia).
Dall’altro lato l’esportazione di energia elettrica permetterebbe a Tirana di giocare un ruolo di maggiore peso nella regione, facendo leva in quel caso sul ruolo strategico derivante dall’essere fornitore di un bene imprescindibile come l’energia.
Questo piano è promosso anche da un fattore tecnico prima ricordato: l’ubicazione della maggior parte delle centrali idroelettriche albanesi. Esse, essendo collocate nell’entroterra dello stato balcanico, sono contemporaneamente più vicine ai confini che l’Albania condivide con gli stati vicini.
Questa circostanza favorisce il progetto di destinare all’esportazione una parte dell’energia elettrica prodotta tramite l’idroelettrico. Anche in questo caso, una decisione definitiva del governo aprirebbe la possibilità di investimenti nel settore finalizzati alla predisposizione della rete e delle centrali all’esportazione di rilevanti quantità di energia.
A questo piano si deve accompagnare però una generale modernizzazione della rete elettrica dei Balcani occidentali e meridionali, un processo già previsto e programmato che stenta però ad assumere lo slancio necessario.
La condizione peculiare del settore idroelettrico albanese rende prevedibili investimenti nel settore, anche grazie all’intervento dell’Unione Europea e della Banca Europea per gli Investimenti dal punto di vista finanziario.
Le decisioni politico-economiche che verranno prese saranno comunque essenziali affinchè la modernizzazione, razionalizzazione e diversificazione del settore diventi una realtà e non rimanga una possibilità.
Persino le problematiche messe in luce precedentemente potranno trasformarsi in un esempio di efficienza ed ecologia applicata alla produzione e distribuzione di energia elettrica, a condizioneche si sappiano cogliere le opportunità e si sia in grado di riconoscere i punti deboli che gravano sui progetti futuri dell’Albania in questo comparto economico di grande importanza per lo sviluppo del paese.
Fondamentale sarà la collaborazione con gli attori economici e politici stranieri interessati ad investire in una ottica europea e non limitatamente al contesto locale.
PECOB: Portal on Central Eastern and Balkan Europe - University of Bologna - 1, S. Giovanni Bosco - Faenza - Italy
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