di www.pecob.eu
La Serbia si sta rivelando una delle mete favorite da aziende italiane che decidono di delocalizzare le proprie attività produttive all'estero. Negli utlimi dieci anni gli investimenti italiani nel paese balcanico sono aumentati rapidamente. Attualmente l'Italia è al secondo posto per numero e consistenza di progetti avviati in diversi comparti produttivi.
In una sfida al ribasso intrapresa a livello globale, gli attori economici privati sono spinti a selezionare i siti geografici maggiormente idonei allo scopo di aumentare i margini di profitto. Sono in particolare le imprese che basano la loro produzione su processi e procedure prevalentemente ripetute e replicabili in ogni luogo che hanno maggiori possibilità di impiantare strutture produttive all’estero, scegliendo tra i molti paesi in gara tra loro per attirare investimenti esteri e offrire posti di lavoro a popolazioni con un basso tenore di vita.
Tuttavia la scelta da parte dell’investitore privato non è dettata solamente da una convenienza ricavata da calcoli contabili tra entrate ed uscite. Risultano determinanti, affinchè uno stato venga scelto come destinazione della delocalizzazione delle attività produttive di una azianda, anche altri fattori. Tra essi spiccano il grado di preparazione professionale della forza lavoro locale, la collocazione geografica rispetto ai mercati di destinazione dei beni da produrre e commercializzare, la stabilità istituzionale, le infrastrutture interne ed i collegamenti con l’estero.
Un caso-studio, che presenta le caratteristiche sopra elencate e che combacia con il modello esposto in precedenza, è la Serbia, una meta privilegiata dagli imprenditori italiani alla ricerca di minori costi da sostenere per unità di prodotto.
PECOB: Portal on Central Eastern and Balkan Europe - University of Bologna - 1, S. Giovanni Bosco - Faenza - Italy
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