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La coltivazione della canapa è stata lungamente esclusa dalle possibilità commerciali a partire dal secondo dopo guerra. Essa è stata dichiarata illegale a causa delle proprietà psicoattive dei suoi fiori, utilizzati illegalmente per produrre marijuana e hashish. Nel corso degli ultimi anni, scoperte scientifiche insieme a tecnologie sempre più avanzate, permettono di disinnescare la problematica legata alla diffusione di sostanze stupefacenti. Infatti le piante di canapa per uso industriale non possiedono il principio attivo responsabile dell’effetto stupefacente dei loro fiori. In aggiunta l’uso di agenti chimici e dei combustibili fossili risultano sempre più insostenibili per l’ambiente che ci circonta come anche per il clima che si surriscalda in seguito alle emissioni di gas ad effetto serra.
Il primo settore per importanza, nel quale la pianta può fornire un contributo dirilievo è quello tessile.
Un altro settore dove la canapa può inserirsi con profitto è quello della produzione energetica. In questo caso le modalità potrebbero essere due. La prima è quella data dalle centrali a biomasse, le quali producono energia apartire da elementi biologici come le piante. La seconda è quella dei biocarburanti, oggi ottenuti prevalentemente dal mais, dalla palma da olio o dalla barbabietola da zucchero.
Titolo originale: La coltivazione della canapa ed i suoi possibili impieghi commerciali
PECOB: Portal on Central Eastern and Balkan Europe - University of Bologna - 1, S. Giovanni Bosco - Faenza - Italy
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