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di Tiziano Alessandrini
Nel rapporto della Camera di Commercio di Forlì-Cesena si evidenzia che il settore edile è il grande malato e si trascina dietro molti altri comparti dell’economia.
Le commesse sono sempre più scarse; l’edilizia produttiva e residenziale è sostanzialmente ferma. Qualche segnale arriva dalle ristrutturazioni per via delle deduzioni fiscali, mentre l’edilizia pubblica è condizionata dalla riduzione degli appalti pubblici.
Negli ultimi mesi sono stati 150.000 i casi di pignoramento e sfratto effettuati in seguito alle difficoltà economiche. Si profila una escalation di questi eventi, con altri 300.000 immobili a rischio sgombero forzato nei prossimi tre anni.
Il costo del semplice abitare sta diventando sempre più insostenibile, in particolare per le giovani coppie, titolari quando va bene di contratto di lavoro precario, e per gli anziani, che pagano uno dei tributi più alti a questo stato di cose.
In questo quadro che si è delineato è assurdo anche solo pensare che l’edilizia possa tornare ad essere quel volano per l’economia dei nostri territori che è stata fino al 2008, anno in cui è scoppiata la crisi finanziaria, proprio per via dei mutui subprime, che in pochissimo tempo si è trasformata in crisi economica vera e propria e poi in crisi sociale, visto il livello di disoccupazione raggiunto, in particolare fra i giovani, ed il continuo ricorso tutt’ora alla cassa integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga.
Allora occorre costruire un altro genere di domanda, quella di tipo sociale (non per questo però di serie b); quella in grado di soddisfare le esigenze di efficienza energetica, nel quadro degli obiettivi europei di diminuire i consumi e le emissioni e di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Una domanda che non sacrifichi il consumo di nuovo suolo e che quindi faccia riferimento al
recupero del patrimonio immobiliare già esistente a partire da quello presente nei centri urbani e storici, contribuendo così alla riqualificazione e rigenerazione urbana; una domanda, infine, che solleciti la prevenzione del rischio sismico. Questo rappresenta anche il modo per ridare slancio al settore, frenando l’emorragia delle imprese, rilanciando l’occupazione e contribuendo alla ripresa economica del Paese.