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di www.pecob.eu
Nonostante le difficoltà attuali che l’UE sta attraversando, è ragionevole aspettarsi ed augurarsi che la prospettiva europea sia in grado di acquisire concretezza estabilità nei prossimi anni. Un quadro nel quale avviare la cooperazione di economie, come Italia e Serbia, destinate a rientrare un unico spazio economico comunitario.
Nell’ottica di una progressiva unificazione della famiglia europea, inclusiva anche dei Balcani e dunque anche della Serbia, le strategie attualmente utilizzate dalle autorità politico-economiche serbe e simmetricamente dalle imprese italiane che li delocalizzano, sembrano in contrasto con gli obiettivi che la stessa UE si pone.
Dare vita ad uno spazio politico ed economico comune in tutta l’Europa, contrasta con le premesse che spingono le imprese italiane a delocalizzare in Serbia. I minori vincoli ambientali, i diritti dei lavoratori meno esigibili, la permissività legislativa che complessivamente caratterizza la strategia serba di attrazione degli investimenti diretti esteri, danneggiano già nel medio periodo un territorio destinato a divenire in futuro parte integrante dello spazio europeo.
Se oggi la Serbia ignora i vincoli sociali, economici ed ambientali ai quali devono sottostare le nazioni interne all’UE, allo scopo di attrarre le imprese che operano in Europa occidentale, nel futuro sarà molto più complicato arrivare ad una convergenza di intenti e di finalità, la quale unisca i numerosi stati che compongono l’Europa geografica in una casa comune.
I vincoli sociali ed ambientali europei, che anche la Serbia dovrà progressivamente adottare per entrare nell’UE, devono essere la manifestazione concreta di valori condivisi anche da chi vuole farvi parte in un futuro prossimo. Sarebbe un bene per entrambe le parti che fosse avviata una più marcata cooperazione e coordinazione, capace di aprire una discussione sulla politica industriale europea più adatta ad evitare battaglie commerciali interne e problematiche in termini di disoccupazione.