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Il Trans adriatic Pipeline apre il Corridoio Energetico del Sud Est Europa

 
 

By Saverio Francesco Massari

L’esigenza di aprire un corridoio energetico che potesse, dall’Europa, raggiungere i campi di estrazione gasiferi del bacino caspico e, potenzialmente, raccogliere le risorse trasportabili dalla zona medio orientale e mesopotamica è da tempo al centro dell’attenzione sotto il profilo economico, tecnico e geopolitico.
Il Southern Gas Corridor dovrebbe colmare la lacuna infrastrutturale che vede l’assenza di collegamenti nel quadrante sud orientale europeo, evitando l’attraversamento dell’Europa centro orientale e le tensioni tra Russia e Ucraina in questi giorni invero al loro apice: diversi progetti di pipelines hanno cercato di interpretare al meglio, seppur con chiavi totalmente diverse, il ruolo di interconnettore con il sud est.
In questo complesso quadro che ha visto confrontarsi consorzi e compagini imprenditoriali formate da tutti i più importanti  players energetici del mercato mondiale, da ultimo sembra che il Trans Adriatic Pipeline (TAP) si profili quale progetto destinato effettivamente ad aprire il corridoio di sud est.
Il progetto riguardante il gasdotto Trans Adriatic Pipeline prevede un tracciato che origina dal confine tra Grecia e Turchia, vicino alla città di Komotini, e, attraversando il paese ellenico e l’Albania, termina, dopo poco meno di novecento Km di percorrenza e l’attraversamento sotto marino dell’Adriatico, al litorale di San Foca, in Provincia di Lecce.
Il gasdotto raccoglierà il gas estratto dai campi azeri di Shah Deniz , disponibile a seguito della decisione del consorzio di sfruttamento di quel giacimento di avviare la seconda fase di espansione della coltivazione che metterà sul mercato europeo un’ offerta consistente.   
La compagine sociale che supporta la costruzione del gasdotto TAP è formata da importanti soggetti del mercato e, nella fattispecie, gli azionisti della società sono BP, l’azera Socar e la norvegese Statoil ciascuna con il 20% delle quote; la belga Fluxis ha il 16%, la Total il 10%, la tedesca E.ON il 9% e la svizzera Axpo il 5%.
Il TAP dunque, nel giugno 2013, è stato scelto ufficialmente dal Consorzio Shah Deniz come l’infrastruttura dedicata al trasporto del gas estratto da questo campo che è di fatto passato alla sua seconda fase di implementazione dello sfruttamento con la decisione dei soci del 17 dicembre 2013.
Nella stessa data, il Consiglio di Amministrazione del Consorzio TAP, ha deliberato la “Resolution to Construct”, dando il via libera alla fase di realizzazione.
La scelta del gasdotto TAP operata dal Consorzio Shah Deniz sembra avere delle ragioni tecniche-economiche ben evidenti poiché il gasdotto risulta essere la via più breve e meno costosa al raggiungimento dei mercati europei .
Inoltre, interessante è notare il meccanismo tariffario che TAP ha individuato secondo profili orientati al concetto di tariffa cost reflective ed indicizzata al prezzo del gas applicato nel mercato spot .
A febbraio 2013 un accordo intergovernativo tra Italia, Grecia ed Albania, decretava il supporto all’opera dei tre Paesi di attraversamento: il consenso all’opera è stato rafforzato da una dichiarazione congiunta firmata a maggio 2013 oltre che dai già citati Paesi, anche da Serbia, Montenegro, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Slovenia.
Il TAP è altresì considerato un “progetto di interesse comune” dalle Istituzioni comunitarie, Parlamento e Consiglio europeo, nell’ambito del Trans European Energy Network (TEN-E).
Numerosi sono stati anche gli accordi di natura tecnica e commerciale tra i quali spicca il Cooperation Agreement tra TAP e TANAP che segna la continuità delle due infrastrutture nel trasporto del gas azero in Italia e quello con la greca Desfa per la gestione della operatività del gasdotto.
Da ultimo, molta attenzione destano gli accordi e i Memoranda che si stanno stringendo nei Balcani al fine di immaginare possibili diramazioni regionali del gasdotto TAP, che servirebbe con il gas azero anche l’area balcanica.
Si segnalano, in questo senso, l’accordo di cooperazione tra TAP e la società dell’Interconnettore Grecia-Bulgaria (ICGB) al fine di stabilire partnerships strategiche per la realizzazione di infrastrutture capaci di portare il gas dal confine greco-turco al sistema di gasdotti bulgaro.
Ancora più rilevante è l’effetto che la presenza del gasdotto TAP e il concreto arrivo della risorsa azera nella regione sta comportando: Croazia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Albania hanno firmato nel maggio 2013 un Memorandum of Understanding con il quale dichiarano il loro supporto alla realizzazione di TAP nell’ottica della realizzazione di un sistema integrato regionale che possa alimentarsi dall’infrastruttura in arrivo dalla Grecia.
Tale progetto, denominato Ionic Adriatic Pipeline (IAP), dovrebbe dall’Albania innervarsi per oltre cinquecento Km sulla dorsale adriatica fino a giungere Spalato con 5 miliardi di metri cubi l’anno: la presenza di TAP nell’area ha rafforzato molto la sua posizione e le possibilità di effettiva realizzazione.
D’altronde, questa tipologia di infrastruttura si inserisce perfettamente nelle linee di sviluppo dell’area portata avanti dalla Comunità Energetica del Sud Est Europa  che ha immaginato il radicamento del processo di gassificazione della regione attraverso un percorso che abbracci circolarmente la regione (gas ring).
L’importanza del TAP e dello IAP a tal proposito è stata sancita dal Consiglio dei Ministri della Comunità Energetica dell’ottobre 2013 che ha assegnato ai due gasdotti lo status di Projects of Energy Community Interest (PECI): esemplari anche le parole di Dirk Buschle, vice direttore e consigliere legale del Segretariato che ha salutato l’apertura del corridoio di sud est affermando che “…For the Contracting Parties, this is not a corridor, it is a living room. We are happy to see that TAP will complement and diversify the options to energize it….” .
L’apertura del corridoio infrastrutturale nei Balcani è percepita, dunque, dagli attori dell’area come un’opportunità non secondaria per rifornirsi di gas in maniera alternativa ai tradizionali suppliers e, soprattutto, appare una possibilità per la creazione di un sistema di gasdotti regionali oggi del tutto assente o comunque incapace di servire efficacemente la regione.

 

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